La decisione finale adottata dalle 196 parti dell’Accordo di Parigi, che prende il nome di Patto di Glasgow, riafferma l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura mondiale decisamente al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e invita le Parti ad “[…] accelerare gli sforzi in vista della progressiva riduzione dell’energia prodotta con il carbone e delle sovvenzioni inefficaci per le energie fossili”.
Mentre il testo iniziale parlava della necessità di abbandonare le energie fossili e le relative sovvenzioni, su richiesta dell’India, sostenuta dalla Cina, sono state aggiunte all’ultimo minuto le espressioni “progressiva riduzione” e “inefficaci”.
Il Patto riconosce che gli attuali obiettivi climatici nazionali chiamati Contributi determinati a livello nazionale o Nationally Determined Contributions (NDC) sono ben lungi dall’essere sufficienti per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento climatico a 1,5 °C, che implica una riduzione dei Greenhouse Gas (GHG) pari al 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, mentre gli attuali NDC seguono un percorso che porta a + 14%.
Quindi il Patto di Glasgow invita le Parti a rivedere e a rafforzare gli obiettivi previsti per il 2030 entro la fine del 2022, al fine di allinearsi alla temperatura target indicata nell’Accordo di Parigi. Di conseguenza, ogni cinque anni le Parti dovranno aggiornare il loro NDC, ai sensi della decisione adottata sui “calendari comuni”.
Secondo Carbon Brief se, allo stato attuale delle politiche climatiche, si prevede un riscaldamento da 2,6 °C a 2,7 °C circa entro il 2100 (con un intervallo d’incertezza da 2 °C a 3,6 °C), il rafforzamento di alcuni NDC annunciato durante la COP 26 permetterebbe di guadagnare 3 decimi di grado (in media 2,4 °C). Infine, le promesse su Net-Zero a lungo termine permetterebbero di fare ulteriori progressi riportando il riscaldamento del pianeta a circa 1,8 °C (da 1,4 °C a 2,6 °C) entro il 2100. La sfida principale è quindi di mettere in pratica senza ulteriori indugi le misure necessarie a rispettare questi impegni.
L’articolo 6 dell’Accordo di Parigi permette al paese che lo desidera di cooperare al conseguimento e al rafforzamento dell’ambizione del NDC. In particolare, i paragrafi 2 e 4 dell’articolo 6 istituiscono due forme di cooperazione fondate sul mercato: in questo modo i paesi, a fronte dell’acquisto di crediti di carbonio, possono includere le riduzioni che hanno fatto oltre i confini nazionali, nel calcolo finalizzato al conseguimento dei loro stessi obiettivi sulla riduzione delle emissioni.
Durante la COP 26, le Parti hanno infine raggiunto un accordo sui punti caldi dei negoziati:
Inoltre, è stato creato un comitato di Glasgow sui meccanismi di cooperazione non commerciale al fine di avviare un programma di lavoro sull’articolo 6.8. Da giungo 2022 si riunirà due volte all’anno con l’organo sussidiario di consulenza scientifica e tecnologica, noto come Subsidiary Body of Scientific and Technological Advice – SBSTA.
Di conseguenza, questo nuovo quadro dovrebbe consentire di orientare importanti fonti di finanziamenti pubblici e privati verso gli interventi di mitigazione e adeguamento al cambiamento climatico. Il mercato del carbonio volontario dovrebbe allinearsi progressivamente a queste nuove regole e quindi proporre dei crediti di carbonio ai sensi dell’Accordo di Parigi.
Dalla COP26 non è scaturita nessuna decisione formale sul finanziamento dell’adeguamento agli impatti del cambiamento climatico, se non attraverso l’articolo 6. Tuttavia le parti sono invitate a sottoporre il loro calendario per l’adeguamento prima della COP 27, visto che finora lo hanno fatto solo in 35.
La definizione di un piano d’azione per il finanziamento per la lotta al cambiamento climatico dopo il 2025 farà parte anche dell’ordine del giorno del prossimo anno, mentre la presidenza della COP “nota con profondo dispiacere che non è ancora stato raggiunto l’obiettivo dei paesi sviluppati di investire congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 nel contesto di misure di mitigazione significative e di trasparenza sulla loro attuazione”.
Prossimamente, vi spiegheremo quali sono le implicazioni di queste decisioni per le imprese e le organizzazioni.